Pagina precedente

ASSOCIAZIONE  TURISTICA  PRO LOCO lucoli 

     

 
 

Decennale del Prof. Francesco Di Gregorio -  8 luglio 2006


 

Per Francesco nel decennale
di Maurizio Fiorenza


Alla richiesta di portare un breve ricordo di Francesco non vi nascondo che non ho saputo tirarmi indietro, perché, e molti amici che mi conoscono lo sanno bene, citare il prof. Francesco Di Gregorio è una cosa che mi appassiona, tanto da dover scrivere questo breve intervento sia per evitare di farmi prendere dalla voglia di parlare, sia per non inciampare in sentimentalismi.
 

Per citarvi un fatto, posso parlare dell'ultima estate di Francesco a Lucoli.
Era la fine di agosto del 1995 quando ci incontrammo alla festa di San Menna e mentre passeggiavamo sotto braccio lungo la strada che da San Menna va a Sant'Andrea, parlando ovviamente di Lucoli, stringendomi il braccio, come a voler dare più forza e più partecipazione alle sue parole, mi disse: "Maurizio, adesso dobbiamo rivalutare e far conoscere Francesco Saverio Gualtieri, c'è molta documentazione su di lui".


Non ne ha avuto il tempo altrimenti ci avrebbe fatto conoscere un altro personaggio illustre; ci avrebbe indicato l'importanza di questo nostro compaesano, nato a Colle di Lucoli, nel 1740, prima vescovo dell'Aquila e poi vescovo di Caserta, dove morì nel 1831.

Ma sono certo che Francesco ci avrebbe soprattutto sottolineato l'uomo Francesco Saverio Gualtieri.

Era il 6-7 settembre del 1800. Essendogli stata negata dal sindaco di Lucoli la possibilità di effettuare la S. visita, il vescovo Gualtieri si rivolge al tribunale per far valere i suoi diritti.
Vengono inviati ventisette uomini di cavalleria e un tenente procede all'arresto del sindaco Sebastiano Faggi, e di due deputati, Marzio e Francesco Masciocchi.
Il Gualtieri si raccomanda di non maltrattarli e chiede che vengano liberati dopo quattro giorni.
All'indomani, mentre si trova a Lucoli per amministrare le cresime , viene raggiunto dalla notizia che le persone arrestate sono state condannate alla fucilazione. Costernato per la terribile notizia, si precipita in città, si reca dal generale e ne ottiene la grazia, prima della vita, e poi delle bastonature.

Già, Francesco mi disse: "Dobbiamo far conoscere", come se io avessi avuto un ruolo importante nella circostanza. So bene che non era così, ma so anche cosa volesse dire con quel "dobbiamo": espressione che lui ha spesso utilizzato, perché nella sua voglia di far conoscere Lucoli, soprattutto ai Lucolani, coinvolgeva tutti coloro che si rendevano disponibili per far crescere in ognuno la voglia di voler conoscere le nostre origini, per farci essere orgogliosi dell'importanza storica di Lucoli, attraverso gli illustri personaggi che hanno visto la luce in questa valle.
E, ad onor del vero, dobbiamo ricordare che tutta questa partecipazione non è che ci fosse, e alle volte c'erano anche difficoltà da superare.

Ostacoli che forse a Lucoli sono sempre esistiti, se pensate che uno stimato amico di Francesco, padre Aniceto Chiappini, pubblica per primo, nel 1952, la storia di Lucoli, dal titolo Lucoli Medievale, e sul retro di copertina ci dice di aver scritto questo libro per i suoi compaesani e poi si augura, cito testualmente, "…spero che, se non grati, almeno siano contenti".

Probabilmente queste difficoltà ci sono sempre state.

Ma l'amore di Francesco per Lucoli, era più forte di ogni cosa.
Ecco, credo che anche questo, sia un insegnamento che abbiamo ricevuto da Francesco, cioè la forza di non mollare mai, nella consapevolezza che questa voglia di far crescere Lucoli sarà comunque un seme che piano piano riuscirà a germogliare.

Grazie Francesco, grazie per averti incontrato.
 

 

Pagina precedente

 

Stampa questa pagina